Lupi colore del tuono

Un groviglio, un viluppo, ossa spolpate, smembramenti relitti carcasse deserti ruggine, una cattedrale di pietra blu che galleggia nel cielo. Tutta un’estetica dell’ammantato, della piega, sangue secco, paralisi, occhi cavi, pozzi, eserciti, vento che ha fame, cavalli di polvere nera e bocche mostruosamente dentate spalancate franate, un palo storto ficcato in una distesa di neve fangosa, e altri pali e croci, con pezzi di carne sanguinanti che urlano, bruciano e crocchiano e cadono. Un’ombra rossa avvinta a una colonna. Un’estetica del diroccamento, di ventri sterili, vagine polverose masticate fracassate artigli ricurvi appesi al cielo, galassie mute dietro un drappo di velluto nero spalancato su una sedia macchiata di sangue, un becco puntuto, un braccio teso moltiplicato centinaia di braccia rinsecchite puntate verso rocce rosse, cieli che piovono sabbia, una mongolfiera soffiata a est e sotto steppe e steppe di silenzio battute da lupi colore del tuono, col pelo irsuto gli sguardi ciechi e musi infreddoliti che fiutano morte.
Pozzi con migliaia di mani che spuntano dalle pareti prosciugate, cisterne crepate spaccate che voi preferite a me sorgente d’acque vive sgorgate dal cuore della sete sistole e diastole un arrancare muto un precipizio oltre lo specchio nero di pietra lucida.
Navi sorrette da rami e uova lunari che piovono dalla fortezza-teschio con labbra cineree e fiamme alle tempie due spine dorsali unite in un abbraccio e dita nocchiute rattrappite sul nulla. (pag. 115-16, Franco Berardi, Massimiliano Geraci, Morte ai vecchi, Baldini&Castoldi)

Opere di Zdzisław Beksiński