La solita giornata qualunque

La solita giornata qualunque

Schiacciata sul fondo di un acquario, in un’apnea permanente che le scoppiava nelle orecchie, vedeva la vita attorno a sé svolgersi come deformata, allungarsi e contrarsi seguendo un moto ondoso di cui lei era l’origine. Non poteva muoversi, ché subito falsava ogni prospettiva, faceva sprofondare i punti di fuga. Trasmetteva all’ambiente circostante la sua instabilità, un ondeggiamento che le impediva di afferrare qualcosa. Di afferrarsi. E in quella fluttuazione ingovernabile avevano finito per dissolversi tutti i suoi ricordi. Per questo prendeva il Remembrant, per vederseli scorrere davanti come su un rullo di celluloide. Sapeva che erano suoi, quei ricordi, ma non li riconosceva. I ricordi di dieci anni prima, quando saltava al collo di sua madre, o i ricordi di due sere fa, che sentiva nei muscoli nei tendini ma non riconosceva, quando aveva raggiunto quei due vecchi corpi, boe sballottate da un mare in tempesta, la tempesta di cui lei stessa era l’origine, e li aveva colpiti ripetutamente per trovare finalmente un po’ di calma. (pag 107-8, Franco Berardi, Massimiliano Geraci, Morte ai vecchi, Baldini&Castoldi)

Foto di Sandy Skoglund