KapSoul
«Il linguaggio, come articolazione cosciente di simboli codificati tende a divenire obsoleto, nel corredo genetico della stirpe umana. Assistiamo a fenomeni estremi: dall’autismo all’iperattivismo verbale, dal silenzio alla logorrea. L’enunciazione linguistica tende a diventare esercizio virtuosistico senza finalità di comunicazione né tende a preludere al contatto. Gli adolescenti non si incontrano. La sessualità è mera competenza corporea che imita compulsivamente le migliaia di clip pornografiche che hanno rischiarato le loro notti, sfiatandone l’angoscia. Vivono il sesso con una esuberanza che non scalda, un frizionamento impersonale. Dissociato. Non sentono l’altro, né se stessi. Tu, io, noi, una poltiglia di pronomi senza alcun referente.
La loro emotività è contratta, inespressiva, paralizzata. I loro sentimenti rattrappiti, esangui.
KapSoul è comunicazione sottile senza scambio di segni, senza bisogno di sentimenti.
Fili, cavi, correnti, flussi visibili e invisibili attraversano la mente connettendola e mobilitandone l’attività. Ogni individuo reagisce come un frattale. È separato percettivamente ed emotivamente, e si ricombina con gli altri grazie a interfacce esterne funzionali. Questo fenomeno di cablaggio ha creato una situazione dolorosa a livello psicologico. Tutti sono connessi al medesimo flusso, ma ogni individuo è solo, nella rete infinita di fili connettivi. Chiunque riceverà l’impulso KapSoul, al contrario, non si sentirà più solo. Emozioni e sentimenti sono superati. Non saranno più causa di frustrazione e di sconcerto quando i ragazzi potranno far parte di un organismo trans-individuale. Questa trascendenza a portata di chip sarà la nuova killer app che sferzerà il mercato.» (pag. 258-59, Franco Berardi, Massimiliano Geraci, Morte ai vecchi, Baldini&Castoldi)
Opera di Android Jones