Il picaro è alla ricerca di una cosa che non esiste: l’identità l’appartenenza, l’origine, la verità.
Nella letteratura spagnola il buscon è colui che non sa rispondere alla domanda: chi sei? Non appartiene a nessuna famiglia, non può citare antenati illustri, non ha una professione né una casa. Inizia da qui la ricerca interminabile che costruisce la modernità. Simulazione di verità che si succedono in un vortice che produce ricchezze innumerevoli.
Per costruire la sua identità priva di radici il picaro deve inventare una storia: dalla ricerca del picaro nasce il romanzo moderno, dalla sua energia scaturisce il giardino di Armida della modernità (dell’anima barocca senza cui non c’è modernità).
Il giardino di Armida appare agli occhi del lettore di Tasso come un palcoscenico teatrale, una simulazione che inganna i sensi fino a divenire seconda realtà. Il mondo non è più creazione divina, ma frutto dell’arte magica di Armida, finzione, emanazione di forme, produzione di mondo. L’arte, dapprima imitatrice della natura, diviene, con la modernità, la creatrice di una seconda natura, la natura trasformata dalla tecnica, il mondo della merce.
E quel che ‘l bello e ‘l caro accresce a l’opre,
l’arte, che tutto fa, nulla si scopre.
Di natura arte par, che per diletto
l’imitatrice sua scherzando imiti.